Bi-genitorialità, co-genitorialità o genitorialità diffusa
sono le nuove frontiere della contemporaneità, per lo meno per quanto riguarda
le nuove famiglie. “Io e la mia compagna – racconta Emma – stiamo aspettando un
figlio insieme a una coppia sposata di nostri carissimi amici che hanno
accettato non solo di donare il seme ma anche di diventare parte attiva nella
crescita del bambino”. E come loro tanti altri casi: “Le mie due figlie, di 10
e 11 anni – racconta Sara – hanno un padre biologico, un carissimo amico mio e
del mio compagno che non poteva avere figli, e un padre che diverrà adottivo.
Viviamo tutti e quattro insieme”. E Paolo: “Mia moglie, dopo aver partorito, ha
cambiato sesso”. Mentre in Italia non esiste alcuna forma di tutela per chi
sceglie di vivere i propri affetti in modo non tradizionale, l’Europa va avanti
nel definire un nuovo diritto di famiglia tanto che in Olanda è stata appena
presentata una proposta di legge per permettere a un bambino di avere più di
due genitori riconosciuti (NB: notizia arrivata da Facebook prima che dalle
agenzie di stampa). Ma dove non arriva la legge arriva la Rete. Sono infatti
sempre di più e più ciccati i siti che mettono in connessione persone,
esperienze e storie per sensibilizzare sul tema delle nuove famiglie, costruire
un nuovo immaginario e diffondere informazioni. Si va da retelenford.it,
associazione di avvocati per la tutela giuridica (gratuita) delle coppie non
tradizionali e omosessuali, a famigliearcobaleno.org, che aggrega famiglie di
omosessuali con figli, fino a unavoltapertutti.it, campagna con riuscito spot
in home per la proposta di legge per i diritti delle coppie di fatto, o a
certidiritti.it, che mette in contatto persone e famiglie legate da sentimenti
non identificabili nella famiglia classica. Co-genitori.it invece connette
persone e coppie che intendono unirsi non per affetto, passione o amore, ma per
condividere il progetto della genitorialità (l’equivalente dei più noti
homoparentalites.be e co-parent.fr). Se è vero che da noi ci sono oltre 100
mila coppie omosessuali con figli e più di un milione di coppie gay conviventi,
che aumentano i divorzi e i matrimoni civili e diminuiscono quelli religiosi,
significa che la società evolve lo stesso, con o senza la complicità del
diritto: “Singoli, coppie e famiglie che vivono situazioni affettive non
codificate – spiega Sergio Rovasio, fondatore di certidiritti.it – hanno
bisogno di sentirsi riconosciuti: visto che non lo fa la legge lo fa la rete.
Il web aiuta lo sviluppo e la diffusione dei nuovi modelli di famiglia perché,
mettendo a disposizione le esperienze, incoraggia e crea forme di protezione
auto-organizzate, vere e proprie tutele”. D’accordo anche Elettra Deiana,
membro della presidenza nazionale di Sel e di unavoltapertutti.it: “Sapere e
far sapere che ci sono altri bisogni e altri desideri come il nostro crea uno
spazio di riconoscimento e visibilità molto importante, è uno strumento di
libertà”. Di storie ce ne sono tante, basta navigare il cyberspazio: “Il padre
delle figlie mie e della mia compagna - racconta Anne Saltzman - era per me un
fratello e ha vissuto con noi finchè è restato in Italia”. La rete insomma come
fronte di liberazione? “Grazie alla rete – spiega Benedetta Campa, avvocato di
retelenford.it – le realtà di
co-genitorialità, famiglie allargate, arcipelaghi familiari e rapporti diffusi
trovano un collante sociale e escono dall’invisibilità. Ma è importante darsi
da fare per far legiferare”. Se sia la società a creare le leggi o le leggi la
società è questione dibattutissima, ma di sicuro sarebbe opportuno che questi
due poli almeno dialogassero: “Il punto – continua Deiana - è creare una
società coesa, in cui le leggi ne descrivano la natura regolandola e
rappresentandola in tutte le sue declinazioni”. E forse il web è quella
narrazione collettiva che può fare da trama per una nuova legge che rispetti il
diritto di tutti di amare ed essere amati.